lunedì 16 maggio 2011

DIECI

Dieci” è il nuovo album di uno dei più bravi sassofonisti della scena del jazz, Max Ionata, come gli anni di carriera e musica. Un traguardo e allo stesso tempo un inizio che conferma la fortunata ascesa di uno tra gli artisti italiani più conosciuto ed apprezzato all’estero. Nell'album, un quartetto che comprende Luca Mannutza, Nicola Moresu e Nicola Angelucci con Fabrizio Bosso ospite d'eccezione. Reduce dai successi in terra nipponica, testimoniati da un decisivo successo di vendite e da un’attenzione particolare da parte di riviste come Swing Journal e Jazz Life, Max Ionata ha pubblicato il CD con la “Via Veneto Jazz”. E a dir la verità, quello che più gli interessa non è andare alla conquista di mercati discografici.
Spero di riuscire a suonare la mia musica sempre meglio e di arrivare a più persone possibile, ma non mi preoccupo mai del mercato discografico, quello è un problema secondario”.
“Dieci” è una prova davvero convincente nella scelta sia dei brani che del sound. Il suo è un solismo “sincero”, creativo e di livello costantemente alto, impegnativo, ben strutturato nella mobilità della diteggiatura e, soprattutto, nella sensibilità dell’interpretazione.

giovedì 12 maggio 2011

TRANETY... OMAGGIO A COLTRANE

Ho ascoltato “Tranety”, progetto nuovo di zecca di Lorenzo Tucci. Devo dire la verità, sono sempre scettico quando a capo di una formazione (sia esso trio o quartetto) c'è un batterista e ancora di più quando, guardando i titolo del CD trovo che la maggior parte dei pezzi sono di John Coltrane. Ma alla fine del disco (ascoltato prima in cuffia, poi a medio volume) devo ammettere che il batterista abruzzese in compagnia di Claudio Filippini e Luca Bulgarelli ha confezionato uno dei CD più belli che ho ascoltato in questo primo periodo dell'anno.
Così come era stato per “DruMonk”, Tucci rende omaggio alla storia e a molti di quei protagonisti dell’epoca d’oro del jazz: questa volta tocca a John Coltrane con una serie di pezzi inframezzati da Hope e Solstice dello stesso Tucci e dalla struggente Ivre a Paris, di Claudio Filippini.
Non voglio parlare di suoni corposi, di intervalli sensuali, perché ogni volta che qualcuno lo fa, soffermandosi sulla tecnica mi sembra un sommelier che parla di vini, quindi mi limito a dire: ascoltatelo e promuovetelo, è un gran bel disco.